01_Calamite

Le tre “calamite” di seguito riportate definiscono una triangolazione di interesse, attraverso cui estrapolare dieci “eventi” eterogenei di pertinenza dal libro “Architettura e Modernità. Dal Bauhaus alla rivoluzione informatica“.


IDENTITÀ

 s. f. [dal lat. tardo identĭtas -atis, der. di idem «medesimo», calco del gr. ταὐτότης]. 3. a. Di persona, l’essere appunto quello e non un altro: stabilire, provare l’i. di qualcuno, chi egli sia veramente.

“IDENTITÀ.” Def. 3.a. Treccani. Www.treccani.it. Web. Gennaio 2019


“Nasce in questo breve arco di tempo un sentire comune, sostanzialmente condiviso in diverse parti del mondo e profondamente distante dal passato. Per questa ragione l’aggettivo “moderno” è in questi anni quello più usato. Moderno, e poi Movimento Moderni, vuol dire prima di tutto “diverso”, alternativo rispetto a quanto esisteva prima”.

Capitolo “Antefatto. L’architettura attardata”, paragrafo “I sei anni che mutarono l’architettura”, p. 23

“<<L’architettura, e con lei tutto il campo d’azione del Werkbund, tende alla tipizzazione, soltanto con questo mezzo può riacquistare quel significato generale che lei era proprio>> dirà appunto Muthesius al 7° congresso del Werkbund e prosegue: <<Solo attraverso la tipizzazione, che va considerata il risultato di una concentrazione salutare, può di nuovo imporsi un gusto sicuro >> “.

Capitolo “Antefatto. L’architettura attardata”, paragrafo “In Germania”, p. 32.

“Gli anni trenta cominciano nel 1929. Il crollo della borsa Wall Street rappresenta la prima profonda crisi del sistema produttivo della rivoluzione industriale. […] Al massimo della depressione, nel 1933, la disoccupazione toccò in America il 25%. […]  Il Bauhaus è stretto progressivamente dall’ascesa del nazismo e nel 1933 sarà costretto a chiudere. […]  È del 1932 la mostra al MOMA di New York-organizzato dal brillante giovane curatore Philip Johnson insieme allo storico Henry-Russel Hitchcock – che promuove l’International style.  […] Il vetro dell’acciaio diventano il simbolo del nuovo stile che funziona bene anche perché è più economico, più efficiente dei precedenti. Il valore dello stile, nel paese del business, passa al primo posto rispetto ai contenuti.”

Capitolo “Internazionalismo e universalità”, paragrafo “Wall Street 1929”, pp.101-102

“ 6 agosto 1945: un bombardiere americano sganciava la bomba su Hiroshima e tre giorni dopo su una gasati. Finisce così la più spaventosa guerra dell’umanità abbia vissuto. 20 milioni di caduti di Russia, sei in Polonia, cinque in Germania, 6 milioni di ebrei sterminati scientificamente, intere città rase al suolo. Un mondo da ricostruire per i vincitori, ma senza abbandonare i denti a se stessi. […] Ricostruire, ricominciare, ripensare. L’architettura e gli architetti si inseriscono in questo clima. La domanda di fronte a tutti è: “su quali basi ricominciare?” Un sentimento di azzeramento si impone. L’industrializzazione, la ripetitività, il mondo meccanico, tecnologico e scientifico che sembravano conquiste “senz’altro positive” si erano rivelate, allo stesso tempo, armi di distruzione.”

Capitolo “Eticità e brutalissimo”, paragrafo “Ripensare”, p. 153


CONTESTO

s. m. [dal lat. contextus -us«connessione, nesso», der. di contexĕre«contessere»]. L’insieme delle varie parti che costituiscono un’espressione linguistica o formano uno scritto, un discorso, un’opera letteraria o poetica (o un brano più o meno ampio di questa), inteso come un tutto organico nel quale i singoli elementi hanno una propria funzione e un proprio significato. 

“CONTESTO.” Def. 2.a. Treccani. Www.treccani.it. Web. Gennaio 2019


Alvar AAlto, sanatorio antitubercolare, Paimio, 1929-32.

“Questo Sanatorio è la prima prepotente evoluzione rispetto all’edificio del Bauhaus. Le basi dell’estetica industriale trovate da Walter Gropius nel 1925 (trasparenza, elenco funzionale, disposizione libera dei volumi) sono presenti, ma all’ispirazione dei primi quadri cubisti si sostituisce il collage, a un cruciforme movimento zigzagante un’espressione fluida, allo spazio astratto di una città da rifondare un paesaggio e una natura da accogliere. Anzi, “quel” paesaggio, “quel“ bosco. […] Se Per un italiano come Giuseppe Terragni, la presenza del passato e delle sue stratificazioni è ineludibile, per il finlandese Aalto è la natura lo sfondo, il segno, l’imprinting.” 

Capitolo “L’onda di Alvar Aalto”, paragrafo “Terra estrema”, pp. 105-106

Frank Lloyd Wright, Casa sulla cascata, Bear Run, 1935.

“Il senso di espansione dello spazio, qui esaltato dalla fantastica localizzazione e dal movimento del ruscello, il significato della struttura come conformazione dello spazio, rafforzata dall’uso del cemento armato delle grandi terrazze in aggetto e dalle mura verso monte, il senso di costruzione centripeta a partire da un nucleo ancorato alle rocce, la concentrazione degli spazi la loro successiva estensione fino a risucchiare l’esterno, il senso di protezione degli interni. […] La natura sembra dire il nuovo Wright non “esiste”, senza l’io: l’uomo contemporaneo costruisce la propria concezione di natura. […] La natura non è più emersoniamente il termine di confronto della correttezza delle scelte, ma è il campo entro cui le trasformazioni dell’uomo si collocano, si misurano e si scontrano […] Fallingwater così è un autoritratto.”

Capitolo “Mr. Wright. La sovranità dell’individuo”, paragrafo “Senza rete”, pp.145-146

Adalberto Libera, Curzio Malaparte, Villa come me, Casa Malaparte, Capri, 1937-38.
Luigi Cosenza, Bernard Rudofsky, Casa per Positano e altri lidi, 1936.

“Se nei vertici si arriva ai livelli altissimi delle opere che abbiamo descritto, anche altri architetti cominciano in maniera più epidermica a sentire il bisogno di radicarsi a una realtà specifica e locale. Le Corbusier interpreta questo bisogno in una chiave anche urbanistica. Nei suoi studi di urbanizzazione per Algeri o per Rio non propone le astratte scacchiere delle sue città ideali degli anni venti, ma disegna macro-architetture che si calano specificatamente nel territorio e ne interpretano il paesaggio. […] Rudofsky, Spesso al lavoro con Luigi Cosenza, dà corpo a un interessante incrocio tra Razionalismo, Neue Sachlichkeit, mito Mediterraneo e ricerca antropologica. Costruisce tra il 1934 e il 1936 la Villa Oro a Posillipo: un insieme di massa e cubiche lungo una parete scoscesa sul Golfo che si erge su un basamento in pietra che continua la natura vulcanica del suolo. Cosenza e Rudofsky Creano anche un’affascinante Casa per Positano e altri lidi. […] Questa opera, purtroppo non edificata, rappresenta un controcanto alla molto più nota Casa Malaparte di Adalberto Libera a Capri.”

Capitolo “Mr. Wright. La sovranità dell’individuo”, paragrafo “Esperienze a confronto”, p. 147


SPAZIO

s. m. [dal lat. spatium, forse der. di patēre «essere aperto»]. – 1. Con valore assol., il luogo indefinito e illimitato in cui si pensano contenute tutte le cose materiali, le quali, in quanto hanno un’estensione, ne occupano una parte, e vi assumono una posizione, definita mediante le proprietà relazionali di carattere qualitativo (sempre relative a una certa scala) di vicinanza, lontananza, di grandezza, piccolezza, rese quantitative.

“SPAZIO.” Def. 1. Treccani. Www.treccani.it. Web. Gennaio 2019


Walter Gropius, Edificio del Bauhaus, Dessau, 1925-26.

“Gropius ha dovuto infrangere simultaneamente “tutti” gli assunti dell’architettura precedente.[…] Il progetto non parte da una forma a priori ma dalle necessità specifiche dei diversi ambienti. […]  I corpi edilizi si muovono ora liberamente nello spazio con un meccanismo avvolgente, spiraliforme che si espande senza pre definizione di confini e che ingloba quello che incontra. […]  L’invenzione del cemento armato e lo sviluppo delle costruzioni in ossatura metallica trasformano il sistema costruttivo da uno continuo basato su muri a uno discontinuo basato su punti.“

Capitolo “Il Bauhaus. Un nuovo metodo”, paragrafo “La nascita del Bauhaus”, p. 39

Ludwig Mies van der Rohe, Villa in mattoni, 1923.

“ Lo spazio qui è un continuum libero e aperto. Esso non nasce “per differenza“: non si sente o comprende attraverso i volumi ruotanti meccanicamente di Gropius o quelli puri di Le Corbusier, ma è direzionato e sagomato da piani che non si chiudono mai, che fruiscono e si estendono.[…] Se lo spazio totale, operazioni totale e anche il progettare. “

Capitolo “Mies van Der Rohe. Dello spazio totale”, paragrafo “Progetto è tutto ”, pp. 79-80

Giuseppe Terragni, ex Casa del fascio, Como, 1932-36.

“Invece di seguire le strade di che adeguamenti, delle mimesi, delle citazioni […]  affronta il rapporto con l’ambiente storico con l’opzione opposta: quella dell’astrazione assoluta. […]  un prisma astratto, senza basamenti, elevazioni, cornicioni che si riverbera in una piazza anch’essa bianca e liscia. […] La stereometrica il voto centrale rappresentano un vincolo non solo funzionale, ma anche per la disarticolazione dei corpi di fabbrica, sia nelle accezioni centripete gropiusiane sia in quelle plastiche mendelshoniane.”

Capitolo “Giuseppe Terragni. Della poetica dialettica”, paragrafo “Stereometria in movimento ”, p. 120

Frank Lloyd Wirght, Guggenheim Museum, New York, 1943-59.

“Wright  vuole che la dinamicità insita nella ricerca dell’arte contemporanea si rifletta in una modalità di fruizione altrettanto dinamica e base il nuovo museo attorno al concetto di percorso. Alle sequenze gerarchizzati di “stanza” delle tipologie ottocentesche sostituisce una rampa continua.“ 

Capitolo “Funzioni diverse. Wright, Aalto, Gropius e Mies.”, paragrafo “La funzione spazio ”, p. 164



A. SAGGIO. Architettura e modernità. Dal Bauhaus alla rivoluzione informatica, Carocci, Roma, 2010

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